Compassion fatigue: quanto costa prendersi cura degli altri?
- Camilla Villa
- 22 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 3 giu
Il termine compassion fatigue descrive una condizione psicologica caratterizzata da una progressiva diminuzione del desiderio di prendersi cura degli altri, fenomeno che si manifesta principalmente nelle professioni di aiuto.
Coniato da Figley nel 1995, il termine si riferisce alla fatica emotiva che si sperimenta lavorando a stretto contatto con la sofferenza altrui, come nei casi di medici, infermieri e soccorritori. Questa condizione è particolarmente diffusa tra coloro che lavorano con pazienti traumatizzati o affetti da malattie gravi. Studi recenti rivelano che l’incidenza di compassion fatigue nel settore sanitario può variare tra il 16% e l’85%, a seconda delle specificità del settore e dalle caratteristiche dell’ambiente lavorativo. In uno studio del 2009, circa l’85% degli infermieri del pronto soccorso ha mostrato segni di compassion fatigue (Hooper et al., 2010).
Originariamente studiata nel campo della traumatologia, la compassion fatigue è stata definita come una sorta di “costo emotivo della cura”, il “prezzo da pagare” per chi si impegna ad alleviare la sofferenza altrui. Questo fenomeno può condurre a un accumulo di stress, con il rischio che il professionista finisca per “assorbire” la sofferenza del paziente, perdendo progressivamente la capacità di empatizzare e gestendo con difficoltà l’interazione con gli altri. La compassion fatigue si manifesta in vari modi: stress e ansia costanti, atteggiamenti negativi, nervosismo, irritabilità, rabbia, cinismo e scoraggiamento. Questi sintomi possono sfociare in un distacco emotivo, con conseguente sensazione di vuoto e di perdita di controllo, fenomeno che porta a un crescente isolamento. Pur con similitudini con il burnout, la compassion fatigue differisce perché rappresenta una risposta a un trauma secondario dovuto all’esposizione continua alla sofferenza, mentre il burnout si manifesta come un esaurimento emotivo generale dovuto a stress professionale cronico.

Oltre agli effetti negativi, il lavoro di cura può generare anche una compassion satisfaction, ovvero una sensazione di gratificazione derivante dalla soddisfazione di svolgere il proprio lavoro con competenza e impegno. Paradossalmente, spesso i fattori che innescano la compassion fatigue — come l’impegno, il successo e la gratitudine da parte dei pazienti — possono anche alimentare il benessere professionale, se vissuti in modo equilibrato. La compassion satisfaction è “il lato positivo” della professione di cura e si riferisce alla gratificazione derivante dall’aiutare gli altri. La capacità di nutrire la compassion satisfaction permette ai professionisti di non soccombere alla fatica e di continuare a svolgere il proprio ruolo con soddisfazione e impegno. Diversi comportamenti e caratteristiche possono favorire la compassion satisfaction e contribuire a mantenere un equilibrio emotivo nelle professioni di cura. In primo luogo, è fondamentale percepire il proprio lavoro come una passione, un impegno che dà soddisfazione e significato. La capacità di offrire una cura empatica, che permetta di entrare in sintonia con le esigenze e le emozioni dei pazienti, è altrettanto essenziale. Il saper gestire situazioni di crisi, offrendo soluzioni tempestive ed efficaci, aumenta il senso di realizzazione e di auto-efficacia; mentre la percezione di avere un buon controllo sul proprio operato rafforza la fiducia in sé stessi. Anche il supporto da parte di colleghi e familiari gioca un ruolo cruciale nel mantenere la motivazione alta, poiché creare una rete di sostegno permette di affrontare meglio le difficoltà quotidiane. Infine, il desiderio di stare con gli altri e di contribuire al loro benessere rafforza il senso di appartenenza e la gratificazione nel proprio lavoro.
Dunque, cosa fare per prevenire e gestire il rischio di eccessiva compassion fatigue?Innanzitutto, prendersi cura di sé: prevenire e affrontare la compassion fatigue richiede, innanzitutto, che i professionisti imparino a prendersi cura di sé stessi: saper riconoscere i segnali di stanchezza emotiva, chiedere supporto e stabilire limiti sani è infatti cruciale per mantenere un buon equilibrio psichico, la separazione emotiva tra la sofferenza del paziente e il proprio benessere è essenziale per prevenire il sovraccarico emotivo. Sviluppare la consapevolezza dei propri limiti e vulnerabilità aiuta a gestire lo stress in modo più efficace. Un ambiente di lavoro sano e supportivo, purtroppo non sempre facilmente ottenibile, può comunque offrire un contributo positivo. Inoltre, la supervisione, il lavoro di gruppo e il sostegno tra colleghi possono svolgere un ruolo importante nel contrastare i rischi legati alla fatica professionale (Dyregrov et al., 1996).Conoscere e comprendere i concetti di compassion satisfaction, burnout e compassion fatigue, riconoscere i segni di questi fenomeni e adottare le best practice per affrontarli, può aiutare i professionisti a mantenere un atteggiamento di cura e attenzione verso i pazienti, contribuendo così a migliorare la loro soddisfazione e il benessere psicologico. Investire nel migliorare la compassion satisfaction è fondamentale per evitare il deterioramento della motivazione professionale. Coltivare questi aspetti aiuta a garantire una crescita continua, sia emotiva che professionale, mantenendo viva la passione per la propria attività e la capacità di offrire un supporto genuino a chi ne ha bisogno
Bibliografia
Dyregrov, A., Kristoffersen, J. I., & Gjestad, R. (1996). Voluntary and professional disaster‐workers: Similarities and differences in reactions. Journal of Traumatic Stress,9 (3), 541-555
Fenoglio, M. T. (2010). Le emozioni dei soccorritori, Psicologia Dell’Emergenza e Dell’Assistenza Umanitaria, 4, 46-81
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Figley, C. R. (2013). Compassion fatigue: Coping with secondary traumatic stress disorder in those who treat the traumatized. Routledge.
Hooper, C., Craig, J., Janvrin, D. R., Wetsel, M. A., & Reimels, E. (2010). Compassion satisfaction, burnout, and compassion fatigue among emergency nurses compared with nurses in other selected inpatient specialties. Journal of emergency nursing, 36(5), 420-427.
Maslach, C., & Jackson, S. E. (1981). The measurement of experienced burnout. Journal of organizational behavior, 2(2), 99-113.
Naert, M. N., Pruitt, C., Sarosi, A., Berkin, J., Stone, J., & Weintraub, A. S. (2023). A cross-sectional analysis of compassion fatigue, burnout, and compassion satisfaction in maternal-fetal medicine physicians in the United States. American Journal of Obstetrics & Gynecology MFM, 100989
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